martedì 31 dicembre 2019

#32-LE AZIONI DELLA COSA/CON LA COSA

Il costume da pacchiana come già ampiamente illustrato nel blog è oggi in disuso ed utilizzato solamente durante eventi folkloristici. Per questo motivo ho inserito queste tre azioni:
1) vestirsi;
2) ballare: oggi infatti viene indossato per ballare le tradizionali tarantelle;
3) cucinare: esattamente come per il ballo il costume da pacchiana è molto utilizzato nelle sagre in cui è associato alla preparazione di alcuni piatti tipici (es."grispelle"), per cui simbolicamente a prepare questi cibi sono delle anziane signore con indosso questi costumi. 



Costume da pacchiana- vestirsi, ballare, cucinare

#31- L'ABC della cosa


·    A come “Amaro Lucano”, questa famosa bevanda alcolica ha infatti raffigurata una pacchiana sulla sua etichetta

·    come Borbone, il costume da pacchiana nasce come simbolo della donna contadina in contrapposizione alla nobildonna di Napoli sotto il regno dei Borbone appunto.
·    C come campagna, il costume da pacchiana veniva infatti indossato dalle contadine
·    D come dote, il costume da pacchiana faceva infatti parte della dote che veniva data alla giovane sposa, al pari di stoviglie arredamenti e utensili per la casa.
·    come etnologia, il costume da pacchiana è infatti esposto nel museo delle arti e tradizioni popolari a Roma, in una collezione creata grazie al lavoro dell'etnologo Lamberto Loria
·    F come folklore, il costume da pacchiana è infatti legato al folklore calabrese
·    G come gonna, il costume da pacchiana è infatti caratterizzato da un’importante gonna. La particolarità di quest’ultima è che è simbolo delle varie aree geografiche calabresi ( era diversa per ogni zona) ma anche della cultura della donna che la indossava infatti le donne Arbëreshë erano solite indossare gonne di colore blu come simbolo delle loro origini.
·    I come "iannacche", il costume da pacchiana era infatti corredato da questo particolare genere di gioielli.
·    L come “Lenci”, la famosa azienda ha infatti prodotto una particolare bambola con indosso il costume da pacchiana.


·    M come magia, la pacchiana nella tradizione calabrese è infatti legata al mondo della magia perché in grado di compiere particolari rituali definiti in dialetto “magarie”
·    N come “Nicastro”, il costume da pacchiana è infatti indissolubilmente legato a Nicastro il luogo da cui ha preso origine questo blog. 
·    O come ornamenti, il costume da pacchiana era infatti arricchito da gioielli e ornamenti vari, lo scopo della contadina che lo indossava era infatti quello di ostentare la propria ricchezza
·    P come pastore, il costume da pacchiana era infatti indossato dalla contadina a cui tipicamente si affianca la figura del pastore, il quale a sua volta indossava indumenti tipici.

·    come quotidiano, il costume da pacchiana fu pubblicato in copertina del famoso quotidiano "Corriere Nazionale" quando nel 1935 la allora principessa Maria di Piemonte lo indossò in occasione di un evento di beneficenza




·    R come rituale, il costume da pacchiana era infatti indossato per la prima volta dalla ragazza secondo una precisa cerimonia. Vedi post i numeri della cosa
·    S come sarta, il costume da pacchiana era infatti realizzato dalle contadine stesse che erano inoltre abili sarte. Per il legame tra la pacchiana e la tessitura vedi post i brevetti della cosa
·    T come tarantella, il costume da pacchiana viene infatti indossato ancora oggi durante le feste e le sagre in cui si ballano appunto le tarantelle

·    come “usi e costumi” , come scrive l' enciclopedia Treccani: "con questa duplice designazione erano indicate, nelle vecchie opere divulgative di etnografia o di geografia, le manifestazioni della vita pubblica e privata dei varî popoli della terra ";  il costume da pacchiana rappresenta perfettamente la vita pubblica e privata del popolo calabrese del secolo scorso.
·    come velo, il costume da pacchiana nicastrese è infatti caratterizzato dall'assenza del velo eccetto per recarsi in chiesa o in caso di lutto. All'epoca questo particolare era considerato segno di sfrontatezza.
·    Z come “Zerbi” , il costume da pacchiana è infatti protagonista di questo libro illustrato "costumi popolari di calabria nella raccolta Zerbi":

lunedì 30 dicembre 2019

#30 -LA SCIENZA E LA TECNICA DELLA COSA

Essendo l'oggetto di questo blog un costume tipico, per quanto riguarda la sua presenza nel mondo della scienza e della tecnica dobbiamo sicuramente indirizzare la nostra ricerca al mondo della tessitura e della filatura. Erano infatti fondamentali i colori e i tipi di tessuto utilizzati perchè essi diventavano dei veri e propri simboli attraverso cui la pacchiana si esprimeva.

1) CLASSIFICAZIONE FIBRE TESSILI






2) PROPRIETA’ CHIMICO - FISICHE 


  • lunghezza: varia da fibra a fibra e ne determina la qualità, più la fibra è lunga maggiore   è  la sua qualità. 
  • finezza o spessore della fibra: più la fibra è sottile, maggiore è la sua qualità. 
  • titolo: misura il peso di una fibra in relazione alla sua lunghezza (è il peso della fibra in grammi per ogni metro di lunghezza) che ci da indicazioni sullo spessore della fibra. 
  • peso specifico e densità: le fibre in genere sono leggere,minore è il loro peso specifico,maggiore è la loro resa in termini di tessuto prodotto. 
  • lucentezza
  • igroscopicità: è la capacità delle fibre di assorbire l’umidità. Varia da fibra a fibra. 
  • permeabilità: è  la  capacità  di  una  fibra  di  essere  attraversata  dall’aria  o  dal  vapore  acqueo.
  • coibenza: cioè la capacità di isolare termicamente. 

3) DA FIBRA A TESSUTO




 4) TECNICHE DI FILATURA MODERNE E TRADIZIONALI


Gli strumenti per filare un tempo erano la rocca e il fuso. La rocca era un bastone terminante a forca su cui si disponeva la matassa di fibre. Il fuso consisteva in un pezzo di legno allungato a forma di doppio cono su cui si annodava un prima tratto di fibre leggermente attorcigliate detto stoppino. Poi si lasciava cadere il fuso imprimendogli un movimento rotatorio: la caduta trascinava con sé altre fibre torcendole e formando un tratto di filo che veniva avvolto sul fuso. 


Oggi invece la produzione del filato si avvale di diverse macchine e il processo consta di numerose fasi.




sabato 14 dicembre 2019

#29-I NUMERI DELLA COSA

Tra i numeri che possiamo associare al costume da pacchiana (nello specifico quello nicastrese) troviamo:
15
15 erano infatti gli anni a cui veniva indossato per la prima volta il costume segnando il passaggio dall'adolescenza alla giovinezza.
13
Il 13 Giugno (festa patronale di Nicastro in onore di S Antonio) era infatti il giorno in cui l'abito veniva indossato per la prima volta.
7
7 erano infatti i pezzi principali che costituivano il costrume ("post #MATERIALI")

Sito da cui ho reperito le informazioni riguardo ai numeri 15 e 13 http://www.lameziastorica.it/artimestieri.html


#28-IL PROTAGONISTA DELLA COSA

Essendo la "cosa" un costume tradizionale da donna, immagino come sua protagonista una donna legata alla cultura calabrese. Credo dunque che una possibile testimonial potrebbe essere Elisabetta Gregoraci, nata a Soverato nel 1980, ha infatti già preso parte ad una campagna pubblicitaria per incentivare il turismo nella sua regione d'origine, visionabile al seguente link
Potrebbe dunque proporre un nuovo spot indossando il costume tipico calabrese, quello da pacchiana appunto, diventando quindi una perfetta "protagonista della cosa".



Elisabetta Gegoraci durante le riprese per lo spot a favore del turismo in calabria

venerdì 6 dicembre 2019

#27-IL MUSEO DELLA COSA

Un museo incentrato sul costume da pacchiana dovrebbe ricollegare, attraverso l'esposizione degli abiti indossati in varie epoche e varie regioni della calabria, l'evoluzione del costume all'evoluzione socio-culturale in atto in quegli anni. Per ottenere questo risultato sarebbe sicuramente utile un' esposizione distribuita su più sale in cui gli abiti esposti si susseguono in ordine cronologico, in modo da dare l'impressione al visitatore di seguire fisicamente l'evoluzione del costume stesso, ed inoltre di contestualizzare ogni sala con gli avvenimenti storici riguardanti quel dato periodo.

Un esempio di museo riguardante il costume da pacchiana è il "museo del costume regionale" situato a Tiriolo (CZ) di cui allego alcune foto.



Qui possiamo inoltre notare che nell'esposizione è presente un telaio utilizzato per realizzare al tempo i costumi. Come riportato nel precedente post "#I BREVETTI DELLA COSA" l'arte della tessitura è infatti indissolubilmente legata al costume da pacchiana.



mercoledì 4 dicembre 2019

#25-LA COSA A CASA

Non essendo più in uso, il costume da pacchiana non può più prendere parte alla vita attiva all'interno di un'abitazione, possiamo però ritrovarlo in foto o oggetti decorativi. Inoltre è comune realizzare delle riproduzioni del costume da pacchiana come travestimento da carnevale per bambine per cui cui non è raro che in molte abitazioni siano conservate tali riproduzioni. Per quanto riguarda la presenza nella mia abitazione del costume da pacchiana si può far riferimento al post "#L'ANATOMIA DELLA COSA", le foto infatti riguardano un costume di proprietà della mia famiglia appartenuto alla mia bisnonna.

#26-LA COSA SUI FRANCOBOLLI

Ecco una serie di francobolli dedicati ai costumi tradizionali calabresi in cui emergono più varianti del costume da pacchiana.










venerdì 29 novembre 2019

#22-LA COSA NEI FUMETTI

Essendo il costume da pacchiana molto lontano dal mondo dei fumetti propongo per questo step un'illustrazione del libro "A pedestrian tour in Calabria & Sicily" (citato inoltre nello step #23), scritto nel 1842 da Arthur John Strutt
Il libro è scaricabile gratuitamente attraverso la piattaforma "google books".


Questa illustrazione mostra delle contadine calabresi che indossano il costume da pacchiana mentre fanno visita ai loro mariti detenuti in carcere per crimini di brigantaggio.

domenica 24 novembre 2019

#24-LA COSA NEL CINEMA

L'abito da pacchiana è presente in molte scene del film "il brigante Musolino". La pellicola prodotta nel 1950 è ispirata alla storia del brigante calabrese Giuseppe Musolino, la regia è di Mario Camerino. Il film venne girato in Calabria e per alcune scene le comparse furono effettivamente prese tra gli abitanti del luogo, per questo motivo l'abito tradizionale da pacchiana è ricorrente nel film. 
Il fim può essere visionato al link : il brigante Musolino.
Di seguito alcuni fermo immagine in cui si vede l'abito indossato dalle attrici, in particolare la seconda immagine fa riferimento al minuto 71 del film in cui durante un matrimonio viene inoltre intonato un canto tipico calabrese in cui la protagonista è la pacchiana stessa (calabrisella).



#23-LA COSA NELLA LETTERATURA

L'abito da pacchiana è legato alla tradizione calabrese per cui i brani in cui la cosa è presente in primo piano sono scritti in vernacolo. Di seguito la poesia dello scrittore lametino Francesco Davoli che ripercorre l'abito nelle sue varie parti:

Ppi si véstari ‘a pacchjàna,
prima cosa si ‘nsuttàna;
carma, carma, senza affànnu
pùa si ‘mbùalica ‘ntr’ o pannu;
illu è nìuru o culuràtu,
assicùndu di lu statu:
è russu priputènti
s’ u marìtu l’ha vivènti,
è culùri ‘i vinu ammaccàtu
s’ u marìtu ‘unn ha truvàtu
ed è nìuru villùtu
s’ u marìtu cci ha murùtu.
Pùa si minti lla gunnèlla,
nìura, vìardi, brù ‘i franèlla,
si cci fha ‘n arrucciulàta,
‘a gunnèlla è già ‘mpadàta.
‘N àutru tùaccu pùa di fhinu
si lu dà ccu llu mbustìnu,
ma cchjù bella vo’ parìri
e ssi minti llu spallìari.
‘U mantisìnu ricamàtu
mìanzu pannu cci ha ‘mbarràtu;
prima ‘i jìri a llu purtùni
pìgghja llu fhazzulittùni;
quando nesci ppi lla strata
è cchjù bella di ‘na fhata!
‘A salùtanu d’ ‘i casi
‘a pacchjàna ‘i Sambiàsi.

Ritroviamo inoltre in alcune opere che descrivono la Calabria diversi riferimenti alla pacchiana come ad esempio:

Estratto del libro di Arthur John Strutt "Un viaggio a piedi in Calabria" pubblicato nel 1842:
Non avevo visto una fanciulla così graziosa da quando lasciai Roma, e la ricchezza è peculiarità del suo costume esaltava in sommo grado la sua bellezza. Portava un copricapo bianco ricamato raccolto sulla fronte con una piega quadrata la cui continuazione scendeva sulle spalle; un busto d’un verde scuro, aperto davanti, era allacciato con un cordone giallo sopra una specie di panciotto rosso, orlato di blu; maniche verdi corte che arrivavano solo fino al gomito, separate dal busto, erano attaccate alle spalline con nastri gialli, mentre soltanto la camicia copriva il collo, spalle e braccia dal gomito al polso. La gonna di un blu chiaro era rimboccata dietro; un corto grembiule scuro ornato di giallo copriva una sottoveste di panno scarlatto la quale, aperta davanti, alla maniera greca, era abbastanza corta per mostrare un quarto di yard di un’altra sottoveste bianca, o camicia, o che so io che, pendendo, scendeva fino a mezza gamba; lunghe ghette di un blu scuro arrivavano alle caviglie, lasciando i piedi nudi. Aggiungete a tutto ciò grandi orecchini e molte collane, coralli, medaglie e immagini intorno al collo e avrete una esatta descrizione del suo vestito.
Estratto del libro di Jules Destrée "In calabria durante il fascismo. Due viaggi inchiesta" pubblicato nel 1928:

Calze nere, un lembo di gonna bianca sotto un’altra gonna di lanina d’un rosso vivo, talvolta ornato verso il basso da ricami e sopra ancora un’altra di cotone blu nero, rialzata e piegata di dietro, corpetto nero con mezze maniche bianche e, qualche volta un fazzoletto di pizzo di un bianco candido, capelli neri divisi da una riga centrale oppure coperti con un velo bianco; rosso, nero e bianco creano un’eleganza deliziosa che è come una musica nel sole: teatro all’aperto. Per di più una lunga sciarpa, a strisce orizzontali multicolori, gettata sulle spalle, completa i graziosi atteggiamenti. 


#17-NUVOLA DEI NOMI


#16-MAPPA CONCETTUALE


giovedì 21 novembre 2019

#20-I BREVETTI DELLA COSA


Il costume da pacchiana può essere ricollegato all'arte della tessitura sia perchè è proprio attraverso quest'ultima che venivano realizzati i tessuti per la creazione dell'abito, sia perchè la tessitura era un'attività svolta dalla pacchiana. 
Per approfondimenti sul mondo della tessitura tradizionale in Calabria rimando al link: https://www.corrierelocride.it/tradizioni-ia/tradizioni-l-antico-regno-del-telaio-a-mano.

Il telaio
La tessitura è un'arte molto antica, troviamo esempi di telai a mano già nel mondo greco ma è solo nel 1787 che tale strumento verrà motorizzato. Esistono , perciò, moltissimi brevetti di telai depositati nel corso degli anni, ne riporto di seguito uno depositato all'ufficio brevetti americano nel 1837. 


Brevetto n 169 del 20 aprile 1837 depositato dall' inventore americano Erastus Brigham Bigelow




#19-LA COSA NELL'ARTE

Questo quadro che ritrae una donna che indossa il vestito da pacchiana fa parte delle opere realizzate dall'artista Anna Nigro. L'opera è stata esposta nel 2016 a pistoia nella mostra "un'emozione un quadro".


#21-LA COSA NELLA MUSICA

Il vestito da pacchiana rientra nel folklore calabrese per cui le canzoni in cui emerge come protagonista sono solamente le tarantelle calabresi. Data la difficoltà di reperire una versione "lyrics" della tarantella riporto di seguito il testo da me tradotto.

Un asino scende verso il mare bardato con vari oggetti, lo traina 
una pcchiana calabrese, che la fortuna la possa baciare, lei da l'aqua fresca
alla persone assetate ma a me lascia morire di sete.
e fermati donna calabrese, fermati pacchianella, dammi un pò d'acqua, dammi un bacio,
che anche se non mi darai l'acqua di sete non morirò ma se tu mi bacerai
ti darò il mio cuore
che anche se non mi darai l'acqua di sete non morirò ma se tu mi bacerai
ti darò il mio cuore.
La sera, calmo calmo, l'asino se ne torna nel suo paese ma il mio cuore pensa
a questa pacchiana e al fuoco ardente che ha fatto nascere in me;
e fermati donna calabrese, fermati pacchianella, dammi un pò d'acqua, dammi un bacio
che anche se non mi darai l'acqua di sete non morirò ma se tu mi bacerai
ti darò il mio cuore
che anche se non mi darai l'acqua di sete non morirò ma se tu mi bacerai
ti darò il mio cuore.
nonostante passarono più di 30 anni [...nd...] nel mio cuore resta questa pacchianella
e canto giorno e notte questa canzone.
e fermati donna calabrese, fermati pacchianella, dammi un pò d'acqua, dammi un bacio
che anche se non mi darai l'acqua di sete non morirò ma se tu mi bacerai
ti darò il mio cuore
che anche se non mi darai l'acqua di sete non morirò ma se tu mi bacerai
ti darò il mio cuore.


#18-IN CUCINA

Il vestito da pacchiana è legato alla tradizione contadina calabrese, tra i vari collegamenti al mondo della cucina a cui possiamo ricollegare la figura della pacchiana il "piatto" più tipico che assocerei a questa figura sono le "grispelle". Spesso infatti, nelle sagre, alla pacchiana viene affidata la preparazione di questo dolce tipico.


Le Grispelle


Preparazione

  • Lessate le patate in acqua salata, schiacciatele e mettete al centro, su un piano da lavoro, la farina.
  • Impastando mettete poco per volta l'acqua dove avrete fatto sciogliere il lievito, salate e formate un panetto omogeneo.
  • Mettete il panetto a lievitare fino al raddoppio del volume.
  • Una volta lievitato, formate delle ciambelline e friggetele in abbondante olio caldo.                                                                                                                                                                                                                                                                          sito da cui ho tratto la ricetta

Tipicamente le grispelle vengono ricoperte di zucchero o miele e preparate durante le festività natalizie.


Ne esistono anche delle versioni salate in cui all'interno dell'impasto vengono inserite acciughe marinate o 'nduja.



mercoledì 6 novembre 2019

#15-L’EVOLUZIONE FUTURA DELLA COSA


L’abito da pacchiana non avrà di certo un futuro su passarelle di alta moda ed anzi è molto probabile che il suo uso (oggi limitato a feste e sagre) sparirà del tutto.

Se dovessimo però immaginare un futuro molto ipotetico potremmo vedere un riutilizzo dei materiali e delle tonalità pastello tipiche dell’abito da pacchiana su abiti dal taglio moderno. Il rischio sarebbe ovviamente quello di ricadere nel kitsch

Da un punto di vista più pragmatico l’abito potrebbe continuare ad essere sfruttato come simbolo e attrazione nei vari borghi facendo in modo che non si perda la memoria delle origini e della cultura calabrese.


#14-LA COSA COME SIMBOLO


Gli abiti che indossiamo sono lo specchio della società della cultura e dell’ambiente in cui viviamo. Vi sono diversi esempi di abiti diventati iconici nella storia in tempi moderni e non, sia intesi letteralmente come lo specifico indumento indossato in una data occasione da un dato personaggio, sia come uno stile, un modo di vestirsi, adottato da un’intera generazione. Gli abiti diventano simbolo anche in relazione alla religione ad esempio nella cultura islamica attraverso la figura della donna.

Nel nostro caso il vestito da pacchiana è lo specchio di una società in evoluzione, di una nuova classe sociale emergente e che tenta di imporsi. Siamo nel periodo delle rivoluzioni industriali quando al sud nasce questa contrapposizione tra la nobildonna e la contadina. E’ proprio la volontà della donna di umili origini di ostentare la sua ricchezza attraverso il suo vestiario a far nascere l’abito da pacchiana che ne diventa appunto simbolo.

Col tempo il termine ha preso un significato dispregiativo. Oggi, invece, l'abito è il simbolo di quella cultura popolare (del mondo contadino o dell'artigianato) che oggi cede il passo alla globalizzazione e al capitalismo.

Propongo queste 2 letture per approfondire la correlazione abito-simbolo:

lunedì 4 novembre 2019

#13-L'ANATOMIA DELLA COSA

Nel precedente post "i materiali" ho esposto i principali componenti del vestito da pacchiana. Di seguito le foto dei vari "pezzi" dell'abito, relative al costume da pacchiana nicastrese, inoltre questo abito in particolare è quello che indossava la mia bisnonna agli inizi del secolo scorso.

u cursè-corsetto



a cammisa-camicetta


u pannu


u mantisinu-grembiule


u scialli-scialle


 a gunnella-gonna


il risultato finale



#11-TASSONOMIA

Di seguito la classificazione dei vari vestiti da pacchiana utilizzati in alcuni comuni della provincia di Catanzaro (di cui fa parte Nicastro).


Attraverso queste immagini si può evidenziare la diversa evoluzione nei vari comuni.



martedì 29 ottobre 2019

#12-MATERIALI


Sette erano i pezzi caratterizzanti l’abito da pacchiana:
a cammisa janca longa”, una camicia di tela equivalente all’attuale sottoveste;
 “u cursè”, corsetto munito di stecche rigide; 
u pannu” che lascia intravedere dall’orlo “a cammisa”;
 “a cammigetta” (camicetta di cotone, ma se elegante è di pizzo o velluto);
a gunneddra” (gonna riccia o plissettata);
 “u mantisinu” (grembiule, se elegante è di seta) che ricopre la “gunneddra”;
quest’ultima veniva portata in modo da formare posteriormente una grossa coda; la parte anteriore veniva raccolta all’altezza della vita e ripiegata all’indietro con un nodo che ne formava la coda. Infine “u mannile”, striscia di stoffa che ricopriva la testa scendendo lungo il dorso fino alla vita.
I tipi di stoffa con cui venivano realizzate le varie parti variavano comunque a seconda delle possibilità economiche, mentre i colori erano selezionati in modo da rappresentare lo stato civile della donna (verde=nubile; rosso=coniugate; nero=vedova).



Per approfondimenti riguardo i vari materiali e i vari significati che essi assumevano nelle altre zone in cui l'abito era diffuso rimando al link: http://www.lameziastorica.it/artimestieri.html.

#10-PROVERBIO


L’abito da pacchiana ha origine nella volontà di esibire il proprio status attraverso il vestiario. Ho scelto quindi per rappresentare la cosa un proverbio diffuso in tutta la penisola italiana, nella sua traduzione calabrese.

Abitu ‘un fa monacu e chirica ‘un fa prievite.
L’abito non fa il monaco e la chierica non fa prete.

#9-I NOMI DELLA COSA


Con il termine Pacchiana non si intendeva solo la contadina ma in genere la donna di modeste condizioni contrapposta alla signora che veste secondo la moda di Napoli. Il termine prese poi il significato che gli diamo oggi (“privo di gusto”) poiché le contadine tendevano ad indossare tutto ciò che possedevano di più prezioso per dimostrare il loro status senza badare agli abbinamenti. Essendo quindi l’abito da pacchiana la “cosa” oggetto di questo di post e non l'aggettivo associato alla pacchiana, propongo di seguito varie traduzioni della parola abito:
Inglese: dress
Spagnolo: vestido
Francese: robe
Tedesco: kleid
cinese: 连衣裙
Per quanto riguarda invece il dialetto calabrese per indicare un abito da donna nell’area della piana lametina si utilizza il termine “vesta”