martedì 29 ottobre 2019

#12-MATERIALI


Sette erano i pezzi caratterizzanti l’abito da pacchiana:
a cammisa janca longa”, una camicia di tela equivalente all’attuale sottoveste;
 “u cursè”, corsetto munito di stecche rigide; 
u pannu” che lascia intravedere dall’orlo “a cammisa”;
 “a cammigetta” (camicetta di cotone, ma se elegante è di pizzo o velluto);
a gunneddra” (gonna riccia o plissettata);
 “u mantisinu” (grembiule, se elegante è di seta) che ricopre la “gunneddra”;
quest’ultima veniva portata in modo da formare posteriormente una grossa coda; la parte anteriore veniva raccolta all’altezza della vita e ripiegata all’indietro con un nodo che ne formava la coda. Infine “u mannile”, striscia di stoffa che ricopriva la testa scendendo lungo il dorso fino alla vita.
I tipi di stoffa con cui venivano realizzate le varie parti variavano comunque a seconda delle possibilità economiche, mentre i colori erano selezionati in modo da rappresentare lo stato civile della donna (verde=nubile; rosso=coniugate; nero=vedova).



Per approfondimenti riguardo i vari materiali e i vari significati che essi assumevano nelle altre zone in cui l'abito era diffuso rimando al link: http://www.lameziastorica.it/artimestieri.html.

#10-PROVERBIO


L’abito da pacchiana ha origine nella volontà di esibire il proprio status attraverso il vestiario. Ho scelto quindi per rappresentare la cosa un proverbio diffuso in tutta la penisola italiana, nella sua traduzione calabrese.

Abitu ‘un fa monacu e chirica ‘un fa prievite.
L’abito non fa il monaco e la chierica non fa prete.

#9-I NOMI DELLA COSA


Con il termine Pacchiana non si intendeva solo la contadina ma in genere la donna di modeste condizioni contrapposta alla signora che veste secondo la moda di Napoli. Il termine prese poi il significato che gli diamo oggi (“privo di gusto”) poiché le contadine tendevano ad indossare tutto ciò che possedevano di più prezioso per dimostrare il loro status senza badare agli abbinamenti. Essendo quindi l’abito da pacchiana la “cosa” oggetto di questo di post e non l'aggettivo associato alla pacchiana, propongo di seguito varie traduzioni della parola abito:
Inglese: dress
Spagnolo: vestido
Francese: robe
Tedesco: kleid
cinese: 连衣裙
Per quanto riguarda invece il dialetto calabrese per indicare un abito da donna nell’area della piana lametina si utilizza il termine “vesta”

lunedì 28 ottobre 2019

#8-SCELTA DELLA COSA

Ho scelto come elemento rappresentante del luogo oggetto di questo blog, il vestito da pacchiana. La scelta è motivata dal fatto che tale abito era indossato abitualmente dalle donne fino alla metà del secolo scorso ed oggi è simbolo di una cultura folkroristica che va via perdendosi con l'avanzare del tempo.

lunedì 21 ottobre 2019

#7-FILM "e se un giorno tutto cambiasse"

L'opera che si rifà alla tradizione del cinema sociale, punta l'occhio della macchina da presa sul tema dell'alcolismo, per mandare, in primo luogo, un messaggio di speranza alle vittime, per stimolare la società, a partire dalle istituzioni, a farsene carico e per coinvolgere il mondo della cultura e della formazione nell'opera di superamento della marginalità, attraverso gli strumenti inclusivi dell'educazione e il fascino creativo dell’arte.La vicenda è ambientata nella città di Lamezia Terme e in particolare alcune scene si svolgono nel quartiere di Nicastro.


domenica 20 ottobre 2019

#6-NOME DEL LUOGO


L'etimologia della parola Nicastro dimostra che la Città dovette essere un nuovo centro abitato, con un chiaro riferimento ad una Città antica da cui è derivata. Francois Lenormant, assiriologo e numismatico francese, traduce Neocastrum in Castelnuovo, appartenente alla grecità bizantina. Del resto è certo che, se Nicastro è una Città di fondazione bizantina, è fra queste una delle più antiche della Calabria.
In epoca contemporanea dopo l’unione con Sambiase e Sant’Eufemia, Nicastro è divenuto un quartiere della città di Lamezia terme la quale prende il nome dal fiume Amato, un tempo chiamato Lametos, che l'attraversa nella sua parte più periferica e dalle terme di Caronte, che si trovano nell'omonima frazione dell'ex comune di Sambiase.



"Cenni storici su Nicastro" possono essere ritrovati al seguente link :http://www.comune.lamezia-terme.cz.it/node/147


sabato 19 ottobre 2019

#5-MITO Il Castello di Nicastro: un sottile filo tra leggenda e storia


Il castello di Nicastro è teatro di molte leggende tra le più famose quella della tana delle fate, quella della chioccia e i pulcini d’oro e, soprattutto, quella del paggio e della principessa. 
Quest’ultima riguarda una trovatella adottata da Federico II nel 1245. Un paggio a cui la giovane principessa era stata affidata si innamorò di lei. L’imperatore minacciò di morte il paggio che riuscì però a fuggire grazie all’aiuto della sua amata e nessuno lo ritrovò mai. La principessa per punizione fu rinchiusa nel castello e non rivide mai il suo amato. La leggenda narra che lo spirito del paggio di notte cammini intorno ai ruderi del castello; il suo passaggio sia avvertito dallo scalpiccìo degli zoccoli del suo cavallo.




Per le altre leggende si può visitare il link: http://www.lameziastorica.it/castello-mito.html” 
o far riferimento al libro scritto da Don Pino Falvo dal titolo “S.Teodoro antico rione di Nicastro”



giovedì 17 ottobre 2019

#4-CITAZIONI testimonianza della politica di fine '800

Questa citazione mostra come un'idea possa materializzarsi nelle cose.

"la politica di Nicastro fu spesso influenzata dalla vasta pubblicistica locale"


Fulvio Mazza, Lamezia Terme: storia, cultura, economia; Rubbettino Editore, 2001, pp 167

#4-CITAZIONI collocazione geografica


Pasquale Giuliani, Memorie istoriche della città di Nicastro da' tempi più remoti fino al 1820, Nicastro: tip. Vincenzo Colavita, 1867, pp3-4.

sabato 12 ottobre 2019

#2-COSE "Bibicaffè"



Oltre a consumare il celebre Caffè Shakerato, gli abitanti della Calabria si sono inventati una bibita rinfrescante che unisce l’amore per l’espresso a quello per i drink estivi: un mix di semplice gassosa e buon caffè italiano. 



In pratica un caffè dolce e frizzante, spesso in bottiglietta, che ben si presta a essere servito ghiacciato e bevuto con la cannuccia come un vero e proprio drink estivo. Esistono diverse varianti di questa bevanda ma tra le più antiche vi è Bibicaffè: la produzione inizia nel lontano 1941, ma l’invenzione dell’innovativo nettare risalirebbe ai primi del secolo scorso. 



Prodotta nel comune di Nicastro dalla De Sarro & Torchia, vanta nel suo glorioso palmares anche dei riconoscimenti internazionali come l’European Award Gold Mercury del 1974 e il premio Italy Drink Come true Usa del 1994.  Oggi, purtroppo, non è più in produzione.

#2-COSE "La pacchiana"




Storico e tipico abito della piana lametina, dove si è differenziato per la presenza di un elemento in più:la coda. L’abito è ricco di dettagli e particolari negli accessori e finiture, di cui le prime tracce documentali si possono trovare nel XVII secolo. Elementi caratteristici e inconfondibili risultano essere la lunga, decorata e colorata gonna, un busto arabescato in velluto di color nero e maniche bianche ampie, spesso a trequarti.
Veniva fatto indossare, e realizzare, alle ragazze al raggiungimento del 15esimo o 16esimo anno di età: simbolo di passaggio dall'adolescenza "all'età da marito". Corredato dal regalo, da parte della madre, di preziosi e alcuni gioielli come boccule, iannacche e berlocchi.



Ma cosa vuol dire il termine "Pacchiana"? Secondo molti autorevoli glottologi e linguisti il termine discenderebbe dal greco e individuerebbe una giovane contadina calabrese formosa e, per l'appunto, con indosso questo caratteristico e quotidiano, all'epoca, abito da donna.



La coda della pacchiana lametina: cos'è? La coda, 'a cuda, fadiglia o gunnella’ in dialetto, è un'imponente (raggiunge dimensioni notevoli, si impiegano più di 10 metri di stoffa) e raffinata gonna a pieghe blu o verde, nera in caso di lutto. Sul davanti "normale", sul retro, sul girovita, annodata secondo un preciso rituale e in modo tale da formare, per l'appunto, la sofisticata coda posteriore. Si teneva sempre annodata e veniva sciolta solo durante le processioni e i funerali, quando si entrava in chiesa o comunque in compagnia di altre donne.


Curiosità sulla Pacchiana. Alla pacchiana, oltre alle tipiche cartoline e alle stampe, è stato anche dedicato un apposito francobollo, di una certa rarità, nel 2011.

#3-LIBRO Gradini, scale e scalette della vecchia Nicastro

Passeggiando poesie. Gradini, scale e scalette della vecchia Nicastro


-Il segreto delle cose, la loro vita segreta, il loro silenzio solo apparente, di questo ama circondarsi un testimone del tempo, per farsi depositario di un importante segreto che ci sfiora tutti e che parte dallo spazio vuoto che è in noi: ci sono cose inanimate che ci somigliano. Cesare Perri ci accompagna in quello che è un cammino per vicoli e viuzze, dagli angusti quartieri storici fino ai luoghi centrali della città-

#1-LUOGO Nicastro



Nicastro è una delle circoscrizioni comunali della città di Lamezia Terme. È stato un comune autonomo sino al 1968, anno dell'unificazione con Sambiase e Sant'Eufemia Lamezia per la nascita del nuovo comune.


Convenzionalmente, la nascita di Nicastro è fatta risalire al dominio bizantino, entro il IX secolo; l'archeologo francese Francois Lenormart afferma infatti che esistesse già nell'VIII secolo.


Prese nome dal castello (Νεοκάστρον) che vi edificarono nell’Alto Medioevo i Bizantini.



Coordinate

38°59′N 16°19′E