venerdì 29 novembre 2019

#22-LA COSA NEI FUMETTI

Essendo il costume da pacchiana molto lontano dal mondo dei fumetti propongo per questo step un'illustrazione del libro "A pedestrian tour in Calabria & Sicily" (citato inoltre nello step #23), scritto nel 1842 da Arthur John Strutt
Il libro è scaricabile gratuitamente attraverso la piattaforma "google books".


Questa illustrazione mostra delle contadine calabresi che indossano il costume da pacchiana mentre fanno visita ai loro mariti detenuti in carcere per crimini di brigantaggio.

domenica 24 novembre 2019

#24-LA COSA NEL CINEMA

L'abito da pacchiana è presente in molte scene del film "il brigante Musolino". La pellicola prodotta nel 1950 è ispirata alla storia del brigante calabrese Giuseppe Musolino, la regia è di Mario Camerino. Il film venne girato in Calabria e per alcune scene le comparse furono effettivamente prese tra gli abitanti del luogo, per questo motivo l'abito tradizionale da pacchiana è ricorrente nel film. 
Il fim può essere visionato al link : il brigante Musolino.
Di seguito alcuni fermo immagine in cui si vede l'abito indossato dalle attrici, in particolare la seconda immagine fa riferimento al minuto 71 del film in cui durante un matrimonio viene inoltre intonato un canto tipico calabrese in cui la protagonista è la pacchiana stessa (calabrisella).



#23-LA COSA NELLA LETTERATURA

L'abito da pacchiana è legato alla tradizione calabrese per cui i brani in cui la cosa è presente in primo piano sono scritti in vernacolo. Di seguito la poesia dello scrittore lametino Francesco Davoli che ripercorre l'abito nelle sue varie parti:

Ppi si véstari ‘a pacchjàna,
prima cosa si ‘nsuttàna;
carma, carma, senza affànnu
pùa si ‘mbùalica ‘ntr’ o pannu;
illu è nìuru o culuràtu,
assicùndu di lu statu:
è russu priputènti
s’ u marìtu l’ha vivènti,
è culùri ‘i vinu ammaccàtu
s’ u marìtu ‘unn ha truvàtu
ed è nìuru villùtu
s’ u marìtu cci ha murùtu.
Pùa si minti lla gunnèlla,
nìura, vìardi, brù ‘i franèlla,
si cci fha ‘n arrucciulàta,
‘a gunnèlla è già ‘mpadàta.
‘N àutru tùaccu pùa di fhinu
si lu dà ccu llu mbustìnu,
ma cchjù bella vo’ parìri
e ssi minti llu spallìari.
‘U mantisìnu ricamàtu
mìanzu pannu cci ha ‘mbarràtu;
prima ‘i jìri a llu purtùni
pìgghja llu fhazzulittùni;
quando nesci ppi lla strata
è cchjù bella di ‘na fhata!
‘A salùtanu d’ ‘i casi
‘a pacchjàna ‘i Sambiàsi.

Ritroviamo inoltre in alcune opere che descrivono la Calabria diversi riferimenti alla pacchiana come ad esempio:

Estratto del libro di Arthur John Strutt "Un viaggio a piedi in Calabria" pubblicato nel 1842:
Non avevo visto una fanciulla così graziosa da quando lasciai Roma, e la ricchezza è peculiarità del suo costume esaltava in sommo grado la sua bellezza. Portava un copricapo bianco ricamato raccolto sulla fronte con una piega quadrata la cui continuazione scendeva sulle spalle; un busto d’un verde scuro, aperto davanti, era allacciato con un cordone giallo sopra una specie di panciotto rosso, orlato di blu; maniche verdi corte che arrivavano solo fino al gomito, separate dal busto, erano attaccate alle spalline con nastri gialli, mentre soltanto la camicia copriva il collo, spalle e braccia dal gomito al polso. La gonna di un blu chiaro era rimboccata dietro; un corto grembiule scuro ornato di giallo copriva una sottoveste di panno scarlatto la quale, aperta davanti, alla maniera greca, era abbastanza corta per mostrare un quarto di yard di un’altra sottoveste bianca, o camicia, o che so io che, pendendo, scendeva fino a mezza gamba; lunghe ghette di un blu scuro arrivavano alle caviglie, lasciando i piedi nudi. Aggiungete a tutto ciò grandi orecchini e molte collane, coralli, medaglie e immagini intorno al collo e avrete una esatta descrizione del suo vestito.
Estratto del libro di Jules Destrée "In calabria durante il fascismo. Due viaggi inchiesta" pubblicato nel 1928:

Calze nere, un lembo di gonna bianca sotto un’altra gonna di lanina d’un rosso vivo, talvolta ornato verso il basso da ricami e sopra ancora un’altra di cotone blu nero, rialzata e piegata di dietro, corpetto nero con mezze maniche bianche e, qualche volta un fazzoletto di pizzo di un bianco candido, capelli neri divisi da una riga centrale oppure coperti con un velo bianco; rosso, nero e bianco creano un’eleganza deliziosa che è come una musica nel sole: teatro all’aperto. Per di più una lunga sciarpa, a strisce orizzontali multicolori, gettata sulle spalle, completa i graziosi atteggiamenti. 


#17-NUVOLA DEI NOMI


#16-MAPPA CONCETTUALE


giovedì 21 novembre 2019

#20-I BREVETTI DELLA COSA


Il costume da pacchiana può essere ricollegato all'arte della tessitura sia perchè è proprio attraverso quest'ultima che venivano realizzati i tessuti per la creazione dell'abito, sia perchè la tessitura era un'attività svolta dalla pacchiana. 
Per approfondimenti sul mondo della tessitura tradizionale in Calabria rimando al link: https://www.corrierelocride.it/tradizioni-ia/tradizioni-l-antico-regno-del-telaio-a-mano.

Il telaio
La tessitura è un'arte molto antica, troviamo esempi di telai a mano già nel mondo greco ma è solo nel 1787 che tale strumento verrà motorizzato. Esistono , perciò, moltissimi brevetti di telai depositati nel corso degli anni, ne riporto di seguito uno depositato all'ufficio brevetti americano nel 1837. 


Brevetto n 169 del 20 aprile 1837 depositato dall' inventore americano Erastus Brigham Bigelow




#19-LA COSA NELL'ARTE

Questo quadro che ritrae una donna che indossa il vestito da pacchiana fa parte delle opere realizzate dall'artista Anna Nigro. L'opera è stata esposta nel 2016 a pistoia nella mostra "un'emozione un quadro".


#21-LA COSA NELLA MUSICA

Il vestito da pacchiana rientra nel folklore calabrese per cui le canzoni in cui emerge come protagonista sono solamente le tarantelle calabresi. Data la difficoltà di reperire una versione "lyrics" della tarantella riporto di seguito il testo da me tradotto.

Un asino scende verso il mare bardato con vari oggetti, lo traina 
una pcchiana calabrese, che la fortuna la possa baciare, lei da l'aqua fresca
alla persone assetate ma a me lascia morire di sete.
e fermati donna calabrese, fermati pacchianella, dammi un pò d'acqua, dammi un bacio,
che anche se non mi darai l'acqua di sete non morirò ma se tu mi bacerai
ti darò il mio cuore
che anche se non mi darai l'acqua di sete non morirò ma se tu mi bacerai
ti darò il mio cuore.
La sera, calmo calmo, l'asino se ne torna nel suo paese ma il mio cuore pensa
a questa pacchiana e al fuoco ardente che ha fatto nascere in me;
e fermati donna calabrese, fermati pacchianella, dammi un pò d'acqua, dammi un bacio
che anche se non mi darai l'acqua di sete non morirò ma se tu mi bacerai
ti darò il mio cuore
che anche se non mi darai l'acqua di sete non morirò ma se tu mi bacerai
ti darò il mio cuore.
nonostante passarono più di 30 anni [...nd...] nel mio cuore resta questa pacchianella
e canto giorno e notte questa canzone.
e fermati donna calabrese, fermati pacchianella, dammi un pò d'acqua, dammi un bacio
che anche se non mi darai l'acqua di sete non morirò ma se tu mi bacerai
ti darò il mio cuore
che anche se non mi darai l'acqua di sete non morirò ma se tu mi bacerai
ti darò il mio cuore.


#18-IN CUCINA

Il vestito da pacchiana è legato alla tradizione contadina calabrese, tra i vari collegamenti al mondo della cucina a cui possiamo ricollegare la figura della pacchiana il "piatto" più tipico che assocerei a questa figura sono le "grispelle". Spesso infatti, nelle sagre, alla pacchiana viene affidata la preparazione di questo dolce tipico.


Le Grispelle


Preparazione

  • Lessate le patate in acqua salata, schiacciatele e mettete al centro, su un piano da lavoro, la farina.
  • Impastando mettete poco per volta l'acqua dove avrete fatto sciogliere il lievito, salate e formate un panetto omogeneo.
  • Mettete il panetto a lievitare fino al raddoppio del volume.
  • Una volta lievitato, formate delle ciambelline e friggetele in abbondante olio caldo.                                                                                                                                                                                                                                                                          sito da cui ho tratto la ricetta

Tipicamente le grispelle vengono ricoperte di zucchero o miele e preparate durante le festività natalizie.


Ne esistono anche delle versioni salate in cui all'interno dell'impasto vengono inserite acciughe marinate o 'nduja.



mercoledì 6 novembre 2019

#15-L’EVOLUZIONE FUTURA DELLA COSA


L’abito da pacchiana non avrà di certo un futuro su passarelle di alta moda ed anzi è molto probabile che il suo uso (oggi limitato a feste e sagre) sparirà del tutto.

Se dovessimo però immaginare un futuro molto ipotetico potremmo vedere un riutilizzo dei materiali e delle tonalità pastello tipiche dell’abito da pacchiana su abiti dal taglio moderno. Il rischio sarebbe ovviamente quello di ricadere nel kitsch

Da un punto di vista più pragmatico l’abito potrebbe continuare ad essere sfruttato come simbolo e attrazione nei vari borghi facendo in modo che non si perda la memoria delle origini e della cultura calabrese.


#14-LA COSA COME SIMBOLO


Gli abiti che indossiamo sono lo specchio della società della cultura e dell’ambiente in cui viviamo. Vi sono diversi esempi di abiti diventati iconici nella storia in tempi moderni e non, sia intesi letteralmente come lo specifico indumento indossato in una data occasione da un dato personaggio, sia come uno stile, un modo di vestirsi, adottato da un’intera generazione. Gli abiti diventano simbolo anche in relazione alla religione ad esempio nella cultura islamica attraverso la figura della donna.

Nel nostro caso il vestito da pacchiana è lo specchio di una società in evoluzione, di una nuova classe sociale emergente e che tenta di imporsi. Siamo nel periodo delle rivoluzioni industriali quando al sud nasce questa contrapposizione tra la nobildonna e la contadina. E’ proprio la volontà della donna di umili origini di ostentare la sua ricchezza attraverso il suo vestiario a far nascere l’abito da pacchiana che ne diventa appunto simbolo.

Col tempo il termine ha preso un significato dispregiativo. Oggi, invece, l'abito è il simbolo di quella cultura popolare (del mondo contadino o dell'artigianato) che oggi cede il passo alla globalizzazione e al capitalismo.

Propongo queste 2 letture per approfondire la correlazione abito-simbolo:

lunedì 4 novembre 2019

#13-L'ANATOMIA DELLA COSA

Nel precedente post "i materiali" ho esposto i principali componenti del vestito da pacchiana. Di seguito le foto dei vari "pezzi" dell'abito, relative al costume da pacchiana nicastrese, inoltre questo abito in particolare è quello che indossava la mia bisnonna agli inizi del secolo scorso.

u cursè-corsetto



a cammisa-camicetta


u pannu


u mantisinu-grembiule


u scialli-scialle


 a gunnella-gonna


il risultato finale



#11-TASSONOMIA

Di seguito la classificazione dei vari vestiti da pacchiana utilizzati in alcuni comuni della provincia di Catanzaro (di cui fa parte Nicastro).


Attraverso queste immagini si può evidenziare la diversa evoluzione nei vari comuni.